Dissento violentemente.
L’Ambientazione è a tutti gli effetti sistema.
I cosiddetti sistemi generici sono uno scherzo della natura, niente più che una cassetta degli attrezzi, un non ancora gioco che mette il carro davanti ai buoi e ti costringe a tutti gli effetti a completare il gioco prima di sederti e giocare e che ti lascia inconsapevole fino a quando inizi a giocare se l’adattamento delle icone di gioco che hai fatto tiene o ha bisogno di un’incarnazione di quelle regole diversa.
Se voglio imparare un gioco devo prima di tutto impararne, comprenderne, l’ambientazione.
Regole astratte le possiamo certamente imparare, per così dire, nel vuoto, ma non esistono realmente fino a quando non esiste un immaginato che le usa.
Puoi imparare un linguaggio ma fino a che non lo parli con qualcuno… lo hai davvero imparato? Esiste davvero?
L’immagine di un drago esprime molto meglio il concetto meccanicistico di punti ferita di quanto non faccia una facciata che te li spiega i punti ferita.
Infatti è in virtù di questo che può esistere il drago da 16 punti ferita.
Basta prenderne consapevolezza.
“Ma lo hai visto?!” Potrebbe essere una regola a turti gli effetti.
Eccezioni? Microscope? Può essere, hai con molto acume preso un gioco che crea ambientazioni, come può avere lui stesso bisogno di un’ambientazione?
Eppure sostengo che anche Microscope sarebbe migliore se avesse dozzine di illustrazioni mute o didascalizzate che “raccontano” l’evolversi di 4-5 ambientazioni lungo il testo del gioco.
Migliore in che senso?
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meno cassetta degli attrezzi e più gioco immediato (anche solo perché qualche gruppo potrebbe prendere uno dei “racconti per immagine” e intessere su quello la partita o essere sintonizzato sul tipo di fiction e di temi)
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più facile da apprendere e più efficace nella spiegazione delle parti meccanicistiche delle regole (anche solo perché titilla e stimola il gusto)
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più profondo e longevo (meno raccontate quel che cazzo vi pare, che è un po’ un refrain in certi tipi di giochi)
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più affascinante nell’acquisto.